Giunti alla conclusione dell’excursus storico viene da chiedersi se tra un secolo e l’altro, tra un avvenimento e l’altro esista una linea di continuità; se esista cioè un filo rosso che si snoda attraverso la storia e conduce alla scoperta dell’anima di Sermide, intendendo con il termine una personalità collettiva ben riconoscibile. Questa può non essere la preoccupazione dello storico di professione ma può legittimamente essere l’obiettivo di un figlio di Sermide che tenta di decifrare la storia della sua piccola città.

Leggendo, quasi in filigrana, la secolare sequenza di fatti e comportamenti, affiora un’anima ricca e complessa, oscillante tra il richiamo dell’individuale e il richiamo del sociale, connotata da tratti di gentilezza e cordialità.

Il Sermidese tipo è disincantato, talora fino allo scetticismo, a causa, forse, della secolare dominazione dei Gonzaga che hanno valorizzato il suo borgo fortificato esclusivamente per sfruttarne la posizione strategica e la fecondità della terra. Fino a pochi decenni fa questo atteggiamento si è intrecciato al fatalismo derivato dalle devastazioni del Po. Da mezzo secolo tale fatalismo è stato spazzato via dalla crescente consapevolezza che molte calamità naturali sono in realtà imputabili all’uomo e pertanto evitabili.

La presenza sul suo territorio, durata secoli, di tanti latifondi di proprietà di nobili sconosciuti e assenti e lo spazio angusto concesso alla piccola proprietà dei locali ha reso il Sermidese tipo un personaggio laborioso, parsimonioso e talora diffidente, soprattutto verso le istituzioni. Una conferma, che assume le forme del contrasto, è data dallo straordinario impegno sociale che fiorisce storicamente nell’Ottocento e che rinasce come fenomeno diffuso negli ultimi decenni del Novecento con i caratteri del volontariato. A volte parrebbe che, per i Sermidesi, istituzioni e volontariato siano due prospettive antitetiche.

Per quindici secoli Sermide è stata una borgata di confine e questa condizione ha prodotto nella gente disponibilità alla tolleranza, al dialogo e, in qualche caso, al compromesso. Altri aspetti derivati dalla sua posizione di frontiera sono l’ormai connaturata umanità, e la cortesia, che tutti le riconoscono.

Questa è l’anima di Sermide.